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Pubblicato il 7 Febbraio 2024 | di Redazione

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La vita, la morte e l’amore. Così l’amico Paolo Urso scriveva a Franco Cilia

Una riflessione sulla vita, l’amore e la morte, scritta nel 2015 dal vescovo emerito monsignor Paolo Urso, presentando il libro “Ginevra”, scritto da Franco Cilia e ispirato alla nipote. Ci piace ricordare Franco Cilia con le parole usate allora dal suo amico Paolo Urso. Tra i due si era consolidata una forte amicizia personale e monsignor Urso era stato molto vicino a Cilia e alla sua famiglia durante i drammatici giorni della sofferenza e della scomparsa prematura del figlio Gianluca. Un’amicizia che aveva portato Cilia a rafforzare i suoi sentimenti di fede e a lasciarsi coinvolgere dal vescovo anche nella Commissione diocesana per l’arte sacra, a offrire le sue opere per diverse iniziative della Chiesa locale (il Crocifisso per il Giubileo della Misericordia) donando anche alcune opere a tema sacro (Il Crocifisso della cappella dell’Ospedale Civile, l’Immacolata della cappella del Giovanni Paolo II, una via crucis, altri affreschi nelle chiese del territorio). Paolo Urso non nascondeva di apprezzare il Cilia artista («Ciò che mi affascina nelle opere di Cilia sono i colori e la luce, la definizione e l’evanescenza dei corpi, la bellezza e la mostruosità dei volti, il tormento di fronte agli orrori del mondo e la serenità del sogno e del desiderio, l’ansia di svelare il senso nascosto delle cose e la tensione ad esprimere ciò che non può mai essere mai pienamente espresso» aveva scritto nel 2009) ma ha apprezzato ancora di più i suoi lati umani tanto da riuscire a costruire una solida e duratura amicizia.

Questo l’estratto di monsignor Paolo Urso su un’opera di Cilia che non si esprime attraverso i pennelli e il colore ma le parole dedicate a sua nipote Ginevra:

«L’amore vince sempre sul nero della morte. Il Cantico dei Cantici, cioè il Cantico per eccellenza, il Cantico “sublime e perfetto”, l’inno all’amore, nella parte finale evidenzia lo scontro tra le due forze presenti nella vita degli uomini, l’amore e la morte, con la vittoria del primo sulla seconda: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come l’amore è la morte, perché forte come la morte è l’amore, tenace come il regno dei morti è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina! Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo”. È stato detto che il contrario della morte non è la vita ma l’amore. Come è vero quel brano quel brano del sermone 365 nel quale Sant’Agostino scrive: “La bellezza non è altro che l’amore; l’amore non è altro che la vita. Quindi se vuoi vivere, ama. Se ami, sei bello… Se questa bellezza ti manca, allora tu non vivi, hai solo l’apparenza della vita, ma non vivi dentro di te”».


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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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