Sì, ci sono segnali che vanno incoraggiati
Ci sono segnali di speranza da poter cogliere in un momento storico nel quale la crisi economica ha tolto a tutti certezze che sembravano consolidate? Sì, qualche segnale da incoraggiare si può iniziare a scorgere e nasce dalla forte richiesta dal basso di correttezza, onestà, trasparenza, dalla nuova ricerca di spiritualità e dalla crescente aspettativa che si ripone nelle religioni. In Italia, dove per troppo tempo correttezza e onestà sono state ritenuti ostacoli alla felicità e al futuro, si avverte ancora di più la necessità di mettersi alle spalle un periodo che ha svuotato di valori e aspettative un’intera generazione.
Lo ha spiegato, con contenuti forti e parole semplici accessibili a tutti, la sociologa Elisa Manna, invitata dal Consiglio pastorale diocesano a illustrare le linee di tendenza della nostra società, alla luce dei più recenti studi. «Speranza e disperazione degli italiani di oggi» è stato il tema che ha affrontato al teatro Tenda e che sarà di grande aiuto nel cammino pastorale («Educhiamoci alla speranza») dettato dal vescovo, monsignor Paolo Urso.
Se è vero che ci sono segnali positivi, è anche vero che troppe famiglie vivono un presente di stenti e guardano al futuro con preoccupazione. La mancanza o l’incertezza del lavoro sono i principali scogli sui quali rischia d’incagliarsi ogni prospettiva di speranza. Come andare avanti? Quattro direttive le ha suggerite il vescovo concludendo i lavori.
Lucidità. Da questa situazione se ne può venire fuori guardando la realtà con lucidità («Dobbiamo guardare la realtà e vedere le cose così come stanno, con lucidità»).
Determinazione. La realtà che emerge da uno sguardo lucido va comunque affrontata con determinazione: «Non possiamo arrenderci, dobbiamo essere – ha incalzato monsignor Paolo Urso – determinati e decisi».
Fantasia. Serve anche uno scatto di fantasia e di creatività per guardare oltre quel che ci offre la realtà. A questo proposito, il vescovo ha ricordato l’iniziativa lanciata dalla Diocesi che si è inventata un fondo di garanzia per lanciare nuove iniziative imprenditoriali e la nascita di una libreria specializzata in editoria per ragazzi (“Nasinsù”) ne è la prima bella realizzazione.
Insieme. In ogni caso questo cammino va compiuto insieme perché da soli tutto sarebbe più complicato. «Non servono – ha sintetizzato il vescovo – dei battitori liberi. Dobbiamo riscoprire il nostro essere Chiesa e comunità».
Anche per questo, l’occasione che ci offre la nostra Chiesa di dedicare un anno di riflessione e formazione sulla speranza è un’occasione che con lucidità, determinazione, fantasia e insieme possiamo cogliere per non lasciarci intristire dal mondo che ci circonda.