Politica

Pubblicato il 26 Maggio 2024 | di Vito Piruzza

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Il 9 giugno andremo a decidere il futuro nostro e dei nostri figli

Ci stiamo avvicinando alle elezioni europee e di tutto si parla tranne che di Europa!

Si discute se è opportuna la candidatura dei leader, c’è chi vuole trasformare il voto in un referendum sul governo, chi coglie l’occasione per consolidare la propria leadership, chi per restare alla guida del proprio partito, si dibatte su ciò che pensa il generale Vannacci delle minoranze, chi la butta sull’etica (ovviamente additando gli altri) e così via, ma quello che tutti questi candidati faranno una volta eletti a Strasburgo resta avvolto nelle nebbie…

È legittimo il dubbio che tutto ciò sia frutto di una strategia?

Consideriamo che 2018 nelle elezioni politiche in Italia i partiti che si dichiaravano “euroscettici” hanno conquistato la maggioranza dei seggi; nel 2022  dopo l’esperienza tutt’altro che positiva della Brexit, la crisi pandemica e della guerra in Ucraina e i conseguenti sostegni europei (senza i quali non voglio immaginare in che situazione ci troveremmo) molto “diplomaticamente” quegli stessi partiti che solo quattro anni prima teorizzavano l’uscita dall’euro o comunque si dichiaravano euroscettici hanno glissato riguardo all’argomento e hanno continuato a conquistare la maggioranza dei seggi… Adesso corriamo lo stesso rischio: dare un delega democratica (questo è il voto) in bianco senza che  si sviluppi un dibattito su ciò che le forze politiche faranno nel nuovo Parlamento Europeo.

Il problema ahimè non è secondario, in buona sostanza il 9 giugno andremo a decidere il futuro dell’Europa e quindi il futuro nostro e soprattutto dei nostri figli!

In un mondo che ha perso la memoria della strage dei conflitti mondiali, che non considera più un tabù la guerra nucleare e in cui i regimi autoritari non vengono più considerati un’anomalia e che sta divenendo sempre più bellicoso, in cui le economie che chiamavamo “emergenti” sono oramai “emerse”, competitive e commercialmente aggressive dovremo decidere se cedere sovranità in politica estera, difesa, fisco sia una forma di tutela e mantenimento degli standard attuali di benessere o una jattura che ci rende dipendenti dal resto di Europa…

In un continente che da secoli è un faro di civiltà e democrazia dovremo decidere se uno solo dei 27 Paesi che attualmente costituiscono l’Unione Europea può con il suo veto bloccare il processo decisionale e se esso deve continuare ad essere in buona sostanza delegato interamente ai governi o se conferire all’unico organo direttamente rappresentativo del popolo europeo, il Parlamento maggiori poteri normativi…

In un contesto in cui la giustizia intergenerazionale è praticamente inesistente sia in termini economici (la mia generazione continua ad aumentare il debito pubblico che graverà sui nostri figli e nipoti) sia in termini di sostenibilità (pur di non fare qualche sacrificio stiamo violentando in modo forse irreparabile la natura), e in cui in atto l’unica istituzione che si oppone a questi processi a garanzia dei giovani è proprio l’Unione Europea  si deve decidere se darle maggiori competenze in questi ambiti o lasciare tutto nelle mani dei singoli governi che spesso attuano politiche miopi.

Questi che dovrebbero essere gli argomento della campagna elettorale vengono elegantemente elusi.

Ci possiamo stupire se poi la percentuale dei votanti resta ampiamente sotto il 50%?


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