Attualità

Pubblicato il 23 Luglio 2024 | di Emanuele Occhipinti

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Appassioniamoci al bene comune e organizziamo la speranza

Riaprire le porte e dare forza alla speranza. È il messaggio che la Settimana sociale dei cattolici lascia in eredità. Un percorso tutto da costruire ma con un metodo (l’ascolto e la condivisione anche tra persone di idee e visioni diverse) che può fare solo del bene a un Paese che, come ha ricordato Papa Francesco, soffre per la crisi democrazia, dipinta come «un cuore ferito».

“Al cuore della democrazia” è stato il tema che ha riunito a Trieste centinaia di delegati provenienti da tutta Italia. La nostra Diocesi era rappresentata dal vescovo, monsignor Giuseppe La Placa, dal direttore dell’Ufficio per i Problemi Sociali ed il Lavoro, Renato Meli, da Marianna Occhipinti, del Progetto Policoro, da Fabrizio Iacono, vicedirettore dell’Ufficio di Pastorale sociale. «La Settimana Sociale – ha detto Renato Meli – è stato un appuntamento per confrontare le esperienze, condividere le prospettive e coordinare le attività, lanciando azioni comuni e proposte di cambiamento per il futuro del Paese».

L’obiettivo tende naturalmente a coinvolgere i cattolici in quegli spazi dove si costruiscono il presente e il futuro. Servono visioni che pongano al centro l’uomo e il bene comune. Partecipazione e pace, lavoro e diritti, migrazioni e speranza di una vita libera e dignitosa, ecologia integrale ed economia che metta al centro l’uomo e la natura attendono uomini e donne “libere e forti” che sappiano ancora oggi offrire passione e competenza.

«Con queste ricchezze e opportunità – si leggeva nel documento preparatorio – si va al cuore della democrazia, che oggi appare in difficoltà in varie parti del mondo. La tenuta sempre più debole delle istituzioni, lo scarso coinvolgimento popolare nei processi decisionali, la frammentazione sociale e l’individualismo crescente stanno riducendo lo spazio dove costruire il futuro in base al bene comune. Ma, allo stesso tempo, nel tessuto sociale ci sono tante energie positive ed esperienze innovative che danno alla partecipazione alla vita civile nomi sempre nuovi».

Le conclusioni sono un libro ancora aperto e, per molti capitoli, ancora da scrivere. «Al cuore della democrazia – ha detto il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana – c’è la persona. Da Trieste si è levato un grande messaggio di partecipazione. La Chiesa tiene insieme la dimensione spirituale e quella sociale, sempre: guai a pensare che siano distinte o, peggio ancora, indipendenti». Una indicazione concreta l’ha offerta monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente del Comitato scientifico e organizzatore della Settimana sociale dei cattolici: «Torniamo a investire sulle scuole di formazione all’impegno sociopolitico dei cristiani. Da sempre nelle comunità cristiane fioriscono vocazioni a lavorare per il bene comune».

Resta un orizzonte di speranza richiamato con forza dal Papa che, parlando del «cuore ferito» della democrazia ha auspicato che si creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare. «E la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va “allenata”, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche». La partecipazione, secondo Francesco, è l’unica medicina che può «risanare» quel cuore «ferito». Come? Appassionandosi al bene comune e organizzando la speranza. Partendo dal basso, ispirandosi magari a Giorgio La Pira che aveva pensato al protagonismo delle città per creare “ponti” di dialogo tra le città del mondo. «Sull’esempio di La Pira, non manchi al laicato cattolico italiano questa capacità “organizzare la speranza”: la pace e i progetti di buona politica possono rinascere dal basso. Perché non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi – si è chiesto il Papa – per una formazione sociale e politica che parta dai giovani? Perché non condividere la ricchezza dell’insegnamento sociale della Chiesa?».

Non si rassegna alla crisi della democrazia e della politica Sebastiano Nerozzi, segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici in Italia. «In questo momento in Italia c’è sicuramente un grande disorientamento su quello che la politica fa; c’è una conflittualità che è ritenuta eccessiva e di fronte a volte alle schermaglie tra i partiti e tra i leader, i cittadini si rifugiano nel proprio privato perché non vedono la speranza. Ma questa mancanza di speranza non ci deve confondere; non dobbiamo pensare che i cittadini non desiderino più partecipare o non desiderino più un’offerta politica ricca. Evidentemente c’è il desiderio di testimoni, di unità, di cura per il bene comune che forse ancora oggi manca. Far crescere questa sensibilità anche tra chi già si impegna in politica è un modo per fare un servizio al Paese».


Autore

Laureato in Scienze Economiche e Bancarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, lavora dal 1990 presso Banca Agricola Popolare di Ragusa, dove attualmente dirige il Mercato Imprese. E’ impegnato nell’associazionismo e nel volontariato nazionale ed internazionale, settori per i quali svolge anche il ruolo di formatore. Già presidente diocesano di Azione Cattolica, è, in atto, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Ragusa e vicepresidente Unitalsi Ragusa.



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