Vita Cristiana

Pubblicato il 1 Agosto 2024 | di Saro Distefano

0

La santa messa più sentita

Ho partecipato alla santa messa per il mio Santo Patrono, che è il Precursore, in un luogo assai particolare. E la celebrazione è stata anch’essa assai particolare, emozionante, stimolante, coinvolgente.

Ero con mia madre nella casa di riposto dove lei vive da poco meno di tre anni. Mariuccia, mia madre, è una delle dieci o dodici anziane signore, con loro altri quattro o cinque anziani signori, ospiti della casa di riposo che, per quanto abbia capito io, è tra le migliori della città di Ragusa. Gli standard utilizzati nel giudicare una struttura di quel tipo sono innanzitutto l’igiene (personale e dei locali), la professionalità degli addetti, il “calore” dell’intera situazione.

In questo ambiente ho partecipato alla messa celebrata da padre Raffaele, cappuccino della parrocchia Sacra Famiglia di Ragusa, che ha perfettamente compreso il clima di quella celebrazione, rivolta ad un pubblico di non molti fedeli (alla quindicina di ospiti s’erano aggiunti altrettanti familiari o poco più) e soprattutto della particolarità della situazione.

Intendiamo, nulla di nuovo o di particolare: una casa di riposo che accoglie (a fronte di una retta mensile) persone che non possono vivere da sole. Non necessariamente invalidi (mia madre non lo è) o non più padroni dei propri pensieri (mia madre non lo è, anzi!). Anziani bisognosi di assistenza, o forse anche solo di compagnia.

Una cosa è certa: non dimenticherò mai la messa che padre Raffaele ha celebrato in quella occasione perché ne ho totalmente percepito la sacralità, tra signore che accarezzavano instancabilmente un bambolotto di plastica, altre che gridavano parole incomprensibili, un signore davvero anziano che pur coperto da tre felpe ha voluto essere portato dentro perché aveva freddo (e lo ha chiesto a gran voce), un paio che osservavano padre Raffaele ma senza focalizzarlo, e il tutto con le assistenti che non hanno perso il controllo per un solo istante.

Tra tutte, una signora mi ha particolarmente colpito. Età apparente intorno ai novanta o poco meno, elegante nella sua semplicità, pettinata bene, qualche monile e due fedi al dito. Ragusana, con accanto la figlia. Ebbene, la signora (che a sentire la figlia è convinta di vivere nella sua casa di campagna e pertanto è felice di questa perenne villeggiatura rurale allietata da tanti amici) ha seguito la messa passo passo, ripetendo le formule liturgiche senza sbagliare o saltare passaggi, e spesso anticipando il francescano. Il tutto a voce alta, in alcuni passaggi ben più alta e udibile di quella pur amplificata del ministrante.

Una scena singolare, che in una “normale” messa in una “normale” chiesa non si riscontra. Tre quarti d’ora di celebrazione unica, che ha avuto nella comunione (io la chiamo così) un momento di pura fede, perché davanti l’ostia consacrata tutti, proprio tutti i fedeli hanno abbassato la testa e ricevuto il corpo di Cristo in un silenzio che mai come in questo caso può dirsi “religioso”.

Solo dopo, e solo perché i responsabili della casa di riposo così l’hanno intesa, è iniziata una festa con la musica di Gianfranco Chessari, la buonissima pizza offerta dalla casa e una bellissima mangiata di ricotta. E in quel momento si è tornati come prima, col freddo dell’anziano mitigato dalla scodella del prezioso latticino e con il bambolotto che non ne voleva proprio sapere di mangiare il trancio di pizza calda.


Autore

Nato a Ragusa nel 1964 è giornalista pubblicista dal 1990. Collabora con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive, occupandosi principalmente di cultura e costume. Laureato in Scienze Politiche indirizzo storico, tiene numerose conferenze intorno al territorio ibleo.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna Su ↑