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Pubblicato il 1 Agosto 2024 | di Redazione

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Interagire con macchine e algoritmi

Da qualche decennio i credenti del Terzo millennio cristiano sono posti di fronte a una sfida complessa, difficile e a lungo termine: il rapporto dell’uomo con le macchine “diversamente intelligenti” con cui interagisce quotidianamente. È un “segno dei tempi” da leggere: ogni atto umano è ormai mediato da un manufatto tecnologico. Con le conseguenze dirompenti sui diversi piani vitali: dalle relazioni ordinarie, a quelle lavorative, commerciali, educative, fino alle strutture professionali, pubbliche, politiche; per non parlare della relazione con la propria intimità. Occorre dunque una comprensione approfondita del fenomeno, in modo da salvaguardare la libertà del genere umano da una tendenza oligopolica e tecnocratica sempre dietro l’angolo. Da dove cominciare?

Anzitutto da una visione equilibrata e veritiera della tecnologia. Essa, sì, è uno strumento nelle mani di chi lo utilizza e lasciato alla libertà di disporne per il bene, ma è tutto tranne che uno strumento “neutrale”. Lo statista inglese Churchill diceva acutamente che dapprima l’uomo fabbrica le città, poi sono le città a plasmare l’uomo. È una intuizione fondamentale per accogliere l’idea che attorno a un semplice manufatto tecnologico giocano molteplici fattori; non può esserci, cioè, alcun determinismo nello studio del fenomeno tecnico, bisogna al contrario adoperare un approccio di tipo “complesso” per vedere con chiarezza come uno strumento tecnologico è frutto di visioni, intenzioni, obiettivi, interessi, costumi e tradizioni, ma anche come la società, una volta sfornata la propria ultima invenzione, ne risulti fortemente condizionata. Ci sono fattori materiali e immateriali che convergono nella progettazione, sviluppo e utilizzo di una tecnologia. Ecco perché persino l’algoritmo è politico! Cosa dire nello specifico delle tecnologie digitali? Esse hanno creato un “ambiente” che avviluppa le nostre vite. Luciano Floridi la chiama “info-sfera”, una rete fitta tra esseri viventi di ogni tipo e dispositivi tecnologici tra i cui nodi scorrono un’infinità di informazioni. L’invenzione del web ha fatto sì che gli umani colonizzassero l’elemento “aria” spostando in esso buona parte della propria esistenza. Per tale motivo è erroneo contrapporre “virtuale” a “reale”: sono in realtà due polmoni di un’unica realtà. La domanda “dove sei?” appare oggi ambivalente alla luce del fatto che possiamo essere posizionati su un preciso luogo fisico e contemporaneamente essere “presenti” all’interno di una conversazione su chat. In tale realtà a due polmoni si compiono operazioni del tipo “taglia-incolla” che non solo rendono più “leggero” il reale, ma lo ricompongono in modalità del tutto nuove. Si pensi alla “realtà aumentata” e alla possibilità di vedere attraverso un visore (presto in commercio anche in Europa) non solo gli oggetti reali, ma anche le informazioni ad essi connesse. Che tipo di conoscenza si genererà? Come trasformerà il nostro modo di stare al mondo?

Un’ulteriore considerazione va sviluppata attorno a quelle che abbiamo chiamato macchine “diversamente intelligenti”. Ci muoviamo, cioè, dentro quel calderone oggi noto come “Intelligenza artificiale” (IA) che tanta attenzione sta richiamando, a partire da un suo utilizzo pervasivo e anche invasivo, con la deriva di delegare loro decisioni dal forte impatto sociale e personale. C’è in corso chiaramente una narrazione retorica del fenomeno, funzionale anche nel richiamare ingenti investimenti nel settore. Chi però ha le competenze nell’analizzarlo, si accorge subito sia della bolla che si sta creando, sia della grande opportunità che in ogni caso l’IA costituisce. Non bastano però solo considerazioni di carattere scientifico, a partire dalle quali si possono smontare certe narrazioni futuristiche dimostrando come siano dei semplici calcolatori statistici senza alcuna capacità semantica e con un grandissimo potere computazionale (ecco spiegata la scelta del termine “diversamente intelligenti”), superiore in termini meramente quantitativi all’intelligenza umana; ma occorrono, altresì, considerazioni di carattere etico-filosofico e, in ultimo, teologico. Perché il potere computazionale conferito alle macchine fa sorgere dei problemi di “governance” che in prima battuta richiama l’urgenza di una gestione politica della tecnologia, e che in secondo luogo si appella alla coscienza e alla libertà dell’uomo la cui natura spirituale costituisce l’ultimo baluardo contro cui le attuali tendenze tecnocratiche nulla possono. Se dal magistero di papa Francesco ne sono venuti un messaggio consistente per la giornata mondiale della pace, uno per quella delle comunicazioni sociali e un discorso all’ultimo G7 (ma potremmo citare anche diverse iniziative come la Rome Conference on AI, Ethics and the Future of Corporate Governance, nell’ormai lontano aprile 2014), ci sarà una ragione che la cristianità impegnata dovrà cogliere e tradurre in vita.

Giuseppe Di Mauro


Autore

"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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