Vita Cristiana

Pubblicato il 27 Novembre 2024 | di Mario Cascone

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È sempre Avvento, vieni Signore Gesù

Avvento, tempo di attesa e di speranza. Il clima invernale si riscalda al pensiero del Dio che si fa uomo per salvare l’uomo dal grigiore della morte e dallo squallore del peccato. Il cuore rinvigorisce la sua capacità d’amare, la mente può tornare a sognare, rendendosi conto che il progetto di Dio sull’uomo è un progetto di eternità beata!

Attesa e speranza sono il paradigma della nostra stessa esistenza. Non è forse la nostra vita una costante speranza, un protendersi incessante verso un domani che si spera migliore? Vivere è desiderare, progettare, guardare al futuro. L’uomo non ci sta a ridurre i suoi giorni ad un meccanico e ripetitivo avvicendarsi di eventi: banalizzazione di un’esistenza che si svende nel vuoto di progetti e di sogni. L’uomo non ci sta nemmeno ad alienarsi nell’immediata soddisfazione dei suoi bisogni materiali: felicità illusoria d’un momento, che s’inganna di trovare gioia nel frequentare i “santuari” dell’edonismo consumistico. No, l’uomo non è ripetitività istintiva e abitudinaria. L’uomo non è neanche mero bisogno. Egli è invece desiderio, possibilità sempre nuova e mai del tutto compiuta di un futuro che, pur essendo interamente nelle mani di Dio, viene consegnato alla libertà dell’uomo, perché egli lo progetti nell’amore.

Avvento, tempo di attesa e di speranza. Vigilia operosa in cui gli occhi, il cuore e la mente si protendono in avanti per contemplare l’Emmanuele, il “Dio-con-noi”. È Lui la Speranza Incarnata. È Lui il Progetto, sul quale dobbiamo modellare i nostri parziali progetti umani. Cristo che nasce è il motore della nostra speranza, la certezza del nostro domani, il dinamismo del nostro amore.

Avvento come attesa fervorosa d’un incontro indicibile, esaltante, capace di rivoluzionare la nostra esistenza. Avvento come tempo di attrezzatura spirituale per arrivare a quest’incontro. Ci prepareremo con la forza della nostra carità per poter gustare appieno la Carità Incarnata, che è Gesù Bambino. Ci rivestiremo di opere buone, per poterci presentare a Lui non con le mani vuote, ma con i risultati concreti del nostro amore ai fratelli. E per poterci rivestire d’amore cercheremo di “mantenere la linea”, cioè ci sforzeremo di non ingrassare nell’orgoglio e nell’egoismo: conosceremo e praticheremo la “cura dimagrante” delle opere penitenziali, che volontariamente ci imporremo, in modo da presentarci a Gesù con tutta la snellezza e l’agilità di chi sa amare. E tutto questo lo vivremo nel clima di preghiera fervoroso, che diventerà ora ascolto prolungato della sua Parola, ora lode colma di gratitudine per le sue meraviglie, ora contemplazione estatica della sua grandezza. Una preghiera che si trasformerà a poco a poco nel grido accorato della Chiesa d’ogni tempo: «Vieni, Signore Gesù!»:

Vieni, Signore Gesù! E donaci la tua luce perché noi vediamo il cammino da seguire.

Vieni, Signore Gesù! E donaci il tuo amore, il tuo Santo Spirito, vero motore della nostra vita.

Vieni, Signore Gesù! E diventa Tu il nostro progetto, il senso di questa nostra vita, che troppo spesso ama conversare con il nulla.

Vieni, Signore Gesù!

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Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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