Società

Pubblicato il 21 Aprile 2015 | di Saro Distefano

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Una pubblicità giovanilistica che offende i giovani prima che gli anziani

Osservo da qualche giorno, su molti canali televisivi, la pubblicità della Opel Mokka, una bella automobile della marca tedesca. Si vede una strada urbana dove sosta un gruppo di anziani “bikers”, insomma motociclisti, di quelli, però, con i giubbotti di pelle smanicati, la lunga barba, i caschi aperti e gli occhiali da sole e le Harley Davidson 1200. Tra l’ultima delle loro moto parcheggiata, e la prima delle automobili c’è uno spazio appena sufficiente per un’altra macchina.

Arriva l’Opel Mokka con alla guida un trentenne contemporaneo, con la barba di ordinanza (nella versione finto-disordinata ma in realtà curata da costosissimi barbers) che inizia la manovra per parcheggiare proprio in quello spazio. L’inquadratura si sposta su due ragazze, poco più che ventenni, una delle due dice all’altra: “ma la posteggia proprio la? E’ coraggiosissimo!” E l’altra di rimando: “no, è solo che la nuova Mokka ha la telecamera posteriore”. Infatti cambia l’inquadratura che ci mostra l’interno dell’abitacolo con il giovane (che indossa la divisa villana per eccellenza, maledetto Armani che l’ha inventata: giacca e maglietta a girocollo) che sereno fa retromarcia guardando nel monitor l’avvicinarsi della massiccia e bassa Harley Davidson. Quand’è a pochi centimetri un vecchio motociclista, lunghissima barba bianca, inizia a gridare “ehi ehi attento”. Ma l’intrepido figlio del digitale frena, sistema la sua Opel, scende dall’auto sotto gli sguardi innamorati delle due sgallettate e passando accanto all’anziano harleysta gli sfiora la barba candida e si spara una battuta da premio Oscar: “ma il Natale non è passato da un pezzo?”.
A parte il fatto che questo spot è evidentemente “a termine”, perché non si potrà mandare in onda da ottobre e fino a tutto marzo (quindi al responsabile marketing dell’Opel, se io fossi il Direttore Generale, tirerei le orecchie), appare evidente che si tratta di una pubblicità offensiva. E non tanto per gli anziani bikers, quanto per il ragazzo che fa la figura del coraggioso e intrepido ma solo perché lo assiste la moderna tecnologia, ed anche per le sue coetanee che lo ammirano proprio perché è coraggioso (secondo un rituale vecchio quanto la razza umana) pur sapendo che quel coraggio gli deriva da un aiuto senza il quale il fighetto mai avrebbe rischiato di toccare la moto di mezza tonnellata con la sua Opel.
Figli di una società finta sin dalle radici, i tre giovani dovrebbero rispettare l’anziano (per il fatto stesso che sia anziano, e a maggior ragione chi, ultrasettantenne, ha ancora voglia di motocicletta e sfida che le consuetudini esibendo una lunga barba bianca da Babbo Natale) e riflettere su un dato, incontrovertibile: quando avrò io settanta anni, e considerato l’irrefrenabile sviluppo della tecnologia, cosa faranno di me i trentenni del 2055?

 


Autore

Nato a Ragusa nel 1964 è giornalista pubblicista dal 1990. Collabora con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive, occupandosi principalmente di cultura e costume. Laureato in Scienze Politiche indirizzo storico, tiene numerose conferenze intorno al territorio ibleo.



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