Politica

Pubblicato il 21 Aprile 2015 | di Redazione

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25 aprile 2015. A proposito di resistenza…

Alla vigilia della festa della liberazione italiana, proponiamo ai nostri lettori il testo pubblicato sul sito della diocesi di Novara.

Il 25 aprile di settanta anni fa l’Italia veniva definitivamente liberata dal fascismo e dall’occupazione nazista. Che parte ebbero i cattolici nella Resistenza e nella transizione? In che modo il contributo dei credenti influenzò la stesura della Costituzione della nuova democrazia, nata dall’opposizione alla dittatura? Domande attuali, specialmente in tempi di revisionismo storico, in cui si tende a parlare della lotta partigiana come di una «guerra civile» e a porre sullo stesso piano chi combatteva per riconquistare la libertà e chi stava con i repubblichini. Domande attuali, mentre la nostra Carta costituzionale è sottoposta a una riforma radicale che rischia di stravolgerla. Per questo, non bisogna dimenticare.

A PROPOSITO DI RESISTENZA…

Non è un mistero per nessuno che a settant’anni dalla liberazione, il lieve venticello del revisionismo sia diventato una corrente gagliarda che soffia a tutto spiano su quest’Italia di inizio terzo millennio, che vive, sta in piedi e prospera, proprio grazie al seme della Resistenza cresciuto in anni difficili e consolidatosi sempre di più grazie a quei valori che gli amanti della libertà seppero dargli con molti sacrifici, a volte col prezzo della vita. Oggi si assiste inoltre ad un affievolirsi sempre più marcato di tutto ciò che la Resistenza ha generato nella storia civile del nostro paese. Si assottiglia sempre più la schiera dei protagonisti, di coloro cioè, che possono ricordare ai più giovani le tragedie e le speranze legate a quel periodo. Ci si mettano pure le colpe di una scuola che poco ha fatto per depositare nelle coscienze degli italiani il nesso Resistenza – Costituzione, unito ad una società che ha fatto del vivere passivo quasi una norma morale, e si capirà come spesso e volentieri si accettano acriticamente e magari inconsapevolmente, le micidiali tendenze revisionistiche di questi ultimi anni. Scriviamo queste cose con la consapevolezza che il contributo dei cattolici alla lotta di liberazione, non solo è storicamente vero e accertato, ma anche e soprattutto perché nella Costituente che ereditò i valori più alti della Resistenza, la componente cattolica seppe fondersi in modo articolato con le altre componenti che rappresentavano l’Italia liberata.

Il contributo cattolico alla Resistenza, non è stato importante solo per i giovani che andarono in montagna a combattere il Nazi-fascismo, ma anche per il fatto che seppe creare un tessuto di solidarietà tra popolazione civile e partigiani, che permise a questi ultimi di muoversi come pesci nell’acqua, godendo di un’ampia copertura che la gente seppe offrire proprio perché idealmente (anche senza imbracciare un’arma) si schierava accanto a dei combattenti per la libertà. L’appoggio morale e materiale e le coperture, che i partigiani ricevettero da amplissimi strati della popolazione di un’Italia ancora soggiogata dal tallone nazifascista, è li a dimostrare come il senso comune della gente normale, non direttamente coinvolta in eventi bellici, fosse ampliamente schierato dalla parte di chi lottava per la liberazione del nostro Paese. In clima di strisciante restaurazione per quieto vivere, a volte, s’invoca la “buona fede” di chi combatteva da una parte e dall’altra, altre volte, si chiede “rispetto” per tutte le vittime della violenza al fine di arrivare ad avere una memoria condivisa che non laceri più di tanto la società italiana. Oggi purtroppo si assiste, in maniera sempre più subdola e marcata al tentativo di porre sullo stesso piano, fascisti e antifascisti, partigiani e repubblichini. Crediamo davvero difficile che si possa pensare di dare pari dignità come belligeranti, sia ai partigiani che combattevano per la Libertà, che ai fascisti della Repubblica di Salò che difendevano con le unghie e con i denti l’esanime dittatura di Mussolini. Riteniamo che in questo momento, proprio per ricordare al paese intero che i valori che ispirarono la lotta di liberazione debbano essere fedelmente custoditi per tramandarli alle nuove generazioni, sia un doveroso omaggio a tutti i caduti per la Libertà, ai 46.187 caduti partigiani e agli oltre 40.000 deportati, militari e civili, torturati, fucilati e impiccati, così come il rispetto che si deve ai soldati italiani internati in Germania che non vollero ritornare in Italia a combattere per la Repubblica Sociale di Salò, subendo di conseguenza i campi di concentramento tedeschi, sia un tributo morale al quale non possiamo sottrarci. Crediamo che i morti di Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Fossoli, Boves e di tanti altri centri minori della nostra terra, debbano essere ricordati come vittime di eccidi perpetrati in nome di un odio sconfinato al servizio di una dittatura, porre sullo stesso piano vittime e carnefici, la riteniamo un’operazione di maquillage antistorico che non può e non deve essere portato a compimento, pena la rinuncia a credere negli ideali di libertà che proprio la lotta antifascista ha inserito nel Dna dell’Italia Repubbicana.

Commissione “Giustizia e Pace” delle diocesi di Novara e Vercelli


Autore

"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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