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Pubblicato il 23 Settembre 2015 | di Redazione

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Respingere gli immigrati costruendo muri: una soluzione?

Il 9 novembre del 1989 crollava uno dei maggiori simboli di divisione mondiale, il muro di Berlino, spartiacque che divideva la Germania e il mondo in due, non solo territorialmente ma anche ideologicamente.

A 26 anni di distanza ci ritroviamo di nuovo a parlare di muri che dividono i popoli. Non bastava la “chiusura di sicurezza” che dal 2002 ha portato oltre 730 km di cemento a separare gli israeliani dai palestinesi; ora, al cospicuo numero di barriere di separazione esistenti, è venuta ad aggiungersi anche il muro d’Ungheria.

Lo Stato situato nella pianura pannonica si appresta infatti alla repentina realizzazione (approvata il 6 luglio 2015 dal Parlamento di Budapest) di un muro alto 4 metri e lungo 175 km, che lo separerà drasticamente dalla Serbia per tentare, in modo contrario alle leggi europee, di arginare il fenomeno dell’immigrazione.

Ma davvero la costruzione di barriere ai confini degli Stati potrà fermare il flusso migratorio attraverso i Balcani da un lato e il Mediterraneo dall’altro? A parte la barbarie del metodo, è pensabile che sia almeno efficace?
Bisogna considerare che chi parte dal proprio paese sa che farlo è una strada senza ritorno, di non avere via di scampo se non quella di continuare il proprio percorso. Indietro non si torna, o si va avanti o è la morte.

Ed è l’integrazione sociale e civile di questa a massa di disperati la sfida che oggi, e per i prossimi 20 anni (stima fatta dal Pentagono), l’Europa dovrà affrontare. Il vecchio continente si trova davanti a un’emergenza – e, se così non è, lo sarà nei prossimi anni – serve quindi una programmazione.

È cioè necessario che l’Europa si prepari ed affronti il problema senza un rimbalzo continuo degli Stati membri, serve un piano che le faccia smettere di inseguire il problema e che le dia la possibilità di porsi davanti ad esso.
È una sfida che coinvolge non solo le istituzioni politiche, ma tutti i cittadini dell’Unione Europea. Tutti siamo chiamati ad un’educazione all’accoglienza, ed è duro, quanto benefico, il monito di Papa Francesco davanti a 1500 ragazzi del Movimento eucaristico giovanile: «respingere i migranti è un atto di guerra».

Ed un muro è proprio quello non che serve!

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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