Pubblicato il 30 Settembre 2013 | di Andrea G.G. Parasiliti
0Perché il Papa è un “social network”, parte II
Che significa tutto ciò?
Che nelle situazioni nuove non c’è una direzione ben definita. Un conto è attingere l’acqua dal rubinetto, acqua ben incanalata dentro un percorso già definito. Un conto è andare alla sorgente, dove l’acqua esprime appieno la sua potenza e libertà.
E questa è la sfida dell’animatore sociale di oggi dinanzi all’on line, ai Social Media, all’ebook, all’epaper.
“Il termine animatore deriva da anima. E quindi dall’io.” – ci spiega Mons. Pompili – “… nella comunicazione risulta essere fondamentale la sottolineatura dell’io. La persona che si coinvolge, tale da metterci la faccia, che si espone in prima persona. Un po’ come una sentinella interpreta il tempo presente, incorpora i media disponibili e sa valorizzare le risorse umane…”
Ecco la via individuata: Bisogna essere in grado di cambiare la prospettiva. I media non sono mezzi! Ma sono ambienti in cui si vive.
Bisogna quindi essere capaci di cogliere l’antropologia, l’uomo nella tecnologia.
A questo punto risulta chiaro il discorso di Antonio Spadaro che, tra le altre cose, nel 2012 ha pubblicato un libro con Vita & Pensiero dal titolo “Cyberteologia. Pensare il cristianesimo al tempo della rete.”
E questo significa cercare e trovare Dio in tutte le cose.
“Internet non è uno strumento ma una esperienza, uno spazio. Internet è un luogo di senso.”
Come non ricordare le magnifiche parole pronunciate da papa Paolo VI nel 1964, rivolgendosi al Centro di Automazione di Gallarate, dove si elaborava l’analisi elettronica della Summa Theologiae di san Tommaso e della Bibbia.
Eccole qua, con la loro prospettiva profetica e visionaria…
“La scienza e la tecnica, una volta ancora affratellate, ci hanno offerto un prodigio, e, nello stesso tempo, ci fanno intravedere nuovi misteri. Ma ciò che a Noi basta, per cogliere l’intimo significato di questa udienza è notare come codesto modernissimo servizio si mette a disposizione della cultura; come il cervello meccanico viene in aiuto al cervello spirituale.”
Un Papa che, continua Spadaro, “sente salire dall’homo tecnologicus il gemito di aspirazione a un grado superiore di spiritualità”.
Chi l’ha detto dunque che la tecnica non possa aiutare a soddisfare la ricerca di senso?
La tecnologia è spirituale, mi sento ripetere da Mons. Pompili e padre Spadaro, perché consente all’uomo di fare il bene e il male.
Come se la rete rispondesse al desiderio dell’uomo di trascendere i limiti, dello spazio, del tempo, della condivisione e della conoscenza…
La pastorale stessa deve quindi diventare anche pastorale “digitale”.