Cultura

Pubblicato il 8 Luglio 2013 | di Andrea G.G. Parasiliti

Discutendo sulla forma del libro con il bibliologo Giancarlo Petrella

Formati per ogni occasione?

Indubbiamente il formato condiziona il tipo di fruizione e anche la ricezione del testo. In questo Donald McKenzie aveva assolutamente ragione. Spesso un diverso formato di un testo mi fa capire cose che non avevo percepito del pensiero di un autore, o mi fa vedere cose che non avevo visto. Se pensiamo agli ottavi aldini, beh, Manuzio non fa nient’altro che rimettere in circolo testi già in circolazione, però togliendo i commenti, le glosse e riducendo il formato, pensa a un altro tipo di fruizione…

Che legame esiste fra formato e letteratura?

Il legame è fortissimo. Pensiamo alle stampe popolari della Miscellanea Trentina del Mazzetti, della quale mi sono occupato. Per quel tipo di letteratura non va bene un formato troppo grande… Bisogna portarsele dietro quelle cose, ecco allora l’in-quarto o l’ottavo. Mi viene in mente l’opera geografica di Leandro Alberti. La prima edizione fu in in-folio, ma non andava bene. Era un’opera che serviva portarsela dietro. Tant’è che la seconda edizione fu un in-quarto.

La materialità è totale, allora…

Certo. Un testo una volta dato è quello. Mentre il libro è davvero un oggetto in movimento… Pensiamo ad Alessandro Paganino e al suo 24°, il formato è piccolissimo, ci troviamo di fronte a libri quasi miniaturizzati… Ma rimangono fruibili. Perché il libro deve essere letto, deve ottemperare alla sua funzione. Sennò diventanta una stupidata. Recentemente Tallone ha pubblicato dei testi greci in corpo 6. Il carattere è piccolissimo, ma ha fatto in modo che restasse leggibilissimo. Ma pensiamo pure a un’altra cosa: Il libro non solo è materiale, ma nasce dal materiale che si ha a disposizione. Tallone ha pubblicato dei libri in uno strano formato oblungo. E sai perché? Perché in cantiere in quel momento aveva solo quelle carte.

In che rapporto stanno il testo, l’immagine, o il video? McKenzie, nella Sociologia dei testi aveva allargato lo status di testo anche al materiale sonoro, fotografico e filmico…

Sì, per certe cose può anche essere interessante. Con i foto-romanzi ad esempio si riflette su cosa venga prima, la foto o il testo e si studia la loro interdipendenza. Però bisogna riuscire a mettere dei paletti e a contestualizzare. Sennò succede che ci ritrovamo anche gli sms all’interno della categoria dei testi… Rimane però un dato di fatto: il testo è finito. I supporti e i formati no. Ad esempio la Commedia di Dante possiamo leggerla nel formato in-folio, nell’in-quarto, nell’in-ottavo. Possiamo anche leggerla in digitale o proiettata sul muro. Uno stesso autore letto in formati diversi lo riscopro. Ma quanto ad allargare eccessivamente le maglie delle reti, lì bisogna stare un po’ attenti. Sennò si rischia di pigliare pesci strani.

Storie di formati e di tecnica dunque. Col tascabile, Manuzio uscì da una forte crisi di inizio ‘500…

La parola “crisi” non per nulla in greco significa “cambiamento”. Il mondo del libro è un mondo di imprenditori. E l’editore si è sempre trovato di fronte allo stesso tipo di problema: scegliere un testo, scegliere il formato e il supporto più idoneo, riuscirlo a vendere.

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Autore

(Ragusa, 1988). Post-doctoral Fellow della University of Toronto si è laureato in Filologia Moderna all’Università Cattolica di Milano e ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università degli Studi di Catania. Collaboratore del Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca della Cattolica di Milano (CRELEB) e, nel 2018, del PRISMES (Langues, Textes, Arts et Cultures du Monde anglophone) dell’Université Sorbonne Nouvelle – Paris 3, si occupa di Libri d’artista e Letteratura Futurista, Disability Studies e Food Studies. Fra le sue pubblicazioni: Dalla parte del lettore: Diceria dell’untore fra esegesi e ebook, Baglieri (Vittoria, 2012); La totalità della parola. Origini e prospettive culturali dell’editoria digitale, Baglieri (Vittoria, 2014); Io siamo già in troppi, libro d’artista di poesie plastiche plastificate galleggianti per il Global Warming, KreativaMente (Ragusa, 2020); Ultima notte in Derbylius, Babbomorto editore (Imola, 2020); All’ombra del vulcano. Il Futurismo in Sicilia e l’Etna di Marinetti, Olschki (Firenze, 2020). Curatore del volume Le Carte e le Pagine. Fonti per lo studio dell’editoria novecentesca, Unicopli (Milano 2017), ha tradotto per il CRELEB le Nuove osservazioni sull’attività scrittoria nel Vicino Oriente antico di Scott B. Noegel (Milano, 2014). Ha pubblicato un racconto dal titolo Odisseo, all’interno della silloge su letteratura e disabilità La mia storia ti appartiene, Edizioni progetto cultura (Roma 2014). Come giornalista pubblicista, ha scritto per il «Corriere canadese» (Toronto), «El boletin. Club giuliano dalmato» (Toronto), «Civiltà delle macchine» (Roma), l’«Intellettuale Dissidente» (Roma), «Torquemada» (Milano), «Emergenze» (Perugia), «Operaincerta» (Modica), e «Insieme» (Ragusa) dal gennaio del 2010.



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