Emanuele Giudice

Pubblicato il 26 Novembre 2015 | di Redazione

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La donna alla ribalta tra malinconiche figure e nuova passione civile

In questa fase convulsa e decadente della politica italiana, la donna, torna ad essere protagonista; in negativo come in positivo, entra in scena, sia nelle pantomime sgradevoli di Arcore e delle altre ville del satrapo, sia nelle piazze delle maggiori città italiane dove circa un milione di donne ha proposto l’altra sembianza del femminile, quella della donna protagonista alta del presente e del futuro.

Si è  voluto respingere con orgoglio l’idea che tutto possa essere comprato e tutto venduto, seguendo l’esempio di chi ci governa, dell’uomo che osa telefonare, abusando della sua qualità, per chiedere alla Questura di Milano di consegnare una giovane prostituta, da poco divenuta maggiorenne, alla consigliera regionale Minetti, sua nota amica e animatrice delle sue feste.

In quelle piazze dunque, il femminile è riemerso anzitutto come rifiuto di uno stereotipo romantico ormai logoro, per essere rivendicato come valore eminente. La donna non vuole più svolgere un ruolo marginale e strumentale nella società del chiasso mediatico e della compravendita dei valori, dove essa troppo spesso finiva per essere schiavizzata. Sono stati rimossi i turiboli delle lusinghe artefatte e interessate su cui la cultura maschilista vigente, costruita da chi ci governa, aveva costruito i suoi idoli. Emerge ora una passione civile inedita, tesa a rivendicare, senza mediazioni e tutele, un ruolo singolare e non sostituibile del femminile nella vita sociale e civile del Paese.

Nelle 250 piazze del 12 febbraio 2011, tutto è avvenuto con uno stile e un garbo diverso. È stata deposta ogni rabbia, accantonato ogni proclama retorico, per dare spazio a un altro modo di porre le tematiche femminili nel segno della dignità e della compostezza.

È un altro profilo della donna, quello legato unicamente alla forza della ragione e alla sua capacità di presenza e di dialogo col mondo.

Scompare l’immagine della donna che a frotte, gremisce i festini delle notti del satrapo, marionetta di un mercato della volgarità maschilista ormai in putrefazione avanzata, per mettere al suo posto l’altra sembianza del femminile, quella fin’ora nascosta della libertà e della dignità. La libertà di dire e di disporre di sé, di accettare o di respingere la volontà altrui, attraverso il filtro del proprio giudizio libero da ogni contagio col potere.

Una nuova declinazione del femminile che si sottrae ai riti delle compravendite e alle blandizie del potere, rimuovendo da sé l’idea di mercato, l’assioma del “tutto si può comprare”, e creando nuovi spazi di valori costruiti all’interno di un vocabolario etico.

Non c’è più spazio, in queste piazze, per le malinconiche Noemi, Ruby e le altre, povere ragazze ridotte al ruolo di questuanti del sesso, destinate a rallegrare le tristi notti del vecchio sultano ansimante nel suo viale del tramonto. Ed è stato cancellato anche il rischio di nuove suburre, dove la donna viene annullata nel gruppo, diventando presenza plurima e impersonale, rarefatta nell’harem del potente che  elargisce schegge di donativi alle cortigiane, convertendo così l’immagine della donna nell’immagine della femmina, stampo decadente della  donna-oggetto e trastullo.

La piazza del 12 febbraio non è più luogo di ciarle e di affari, nella misura in cui si riappropria di un toponimo diverso, diventa spazio in cui il dire e il narrarsi si fa affermazione di valori e rivendicazione di diritti per la donna che riprende la parola e proclama il femminile non più come adescamento e lusinga, ma come l’altra metà dell’umano in cui trova il suo compimento una specialità non negoziabile.

Si è  aperto dunque un altro scenario del pianeta donna, per un diverso affiorare e proporsi del suo mistero, senza inclinazioni retoriche e senza reclami gridati, ma con la coscienza limpida di esprimere e proporre un progetto, che va al di là degli stessi consunti luoghi comuni della liberazione della donna e della sua emancipazione, per tradursi nella concretezza di un impegno affidato alla politica che riscopre così finalmente il suo ruolo di laboratorio in cui si elaborano i grandi progetti di cambiamento.


Autore

"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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