Attualità

Pubblicato il 13 Gennaio 2016 | di Maria Teresa Gallo

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Sì ai risparmi senza mortificare la dignità

Anziani con disabilità costretti a pesare i pannolini per rispondere al test di valutazione incontinenza urinaria deciso dall’Asp di Ragusa in collaborazione con la società che ha in appalto il servizio. Nel foglio che viene rilasciato al Distretto sanitario agli utenti si legge che lo scopo «è valutare meglio il livello di incontinenza e individuare oggettivamente il prodotto più appropriato alle diverse esigenze».

Il fine sarebbe di natura economica, ambientale e sociale. Compito del paziente è scrivere nella scheda, tutte le volte che nell’arco di 48 ore cambia il pannolone, l’ora, la durata, la marca, la taglia, il peso asciutto e bagnato e le attività che svolge nel senso se sta seduto, disteso o cammina. Ci sono poi tutta una serie di domande relative alle condizioni fisiche. Chi non si attiene rischia di vedersi diminuire al minimo il rifornimento dei pannoloni. Verrebbe da pensare che non si tratti di una richiesta ma di un’imposizione.

Chi conosce quel mondo di sofferenza sa perfettamente che quasi nessuno è in grado di poterlo fare da solo, perché non tutti hanno la fortuna di poter essere assistiti da badanti o familiari in modo continuativo. Pare che il servizio sanitario paghi in modo forfettario per ogni singolo assistito e non in base ai consumi effettivi di pannoloni. Se così fosse, ci troveremmo di fronte ad un tentativo per far risparmiare la società ma non l’Asp. Il principio può essere legittimo, purché non si mortifichi la dignità degli assistiti anche perché la società già si permette il lusso, quando si verificano ammanchi nella consegna, di fare attendere gli utenti. Chi non può attendere, provvede a proprie spese, tanto ogni sollecito è inutile.

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Autore

Docente di italiano e storia e giornalista pubblicista, amante dello sport.



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