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Pubblicato il 10 Febbraio 2016 | di Vito Piruzza

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Da mito a mercato, la paura di essere Europa

L’Europa Unita per i suoi ideatori doveva essere un faro di benessere, di libertà e di democrazia.

Tutti noi siamo cresciuti con questo mito, un mito che si è alimentato ed è cresciuto negli anni man mano che l’integrazione procedeva, spesso a strappi, ma in modo univoco. E le tappe percorse ci hanno confermato in questo: il mercato comune delle merci è stato il primo passo verso la libera circolazione dei cittadini europei, il Parlamento Europeo è stato il battistrada per estendere ai cittadini mediterranei quei “diritti di cittadinanza” di cui i Paesi nordici già fruivano, la moneta comune doveva essere l’inizio di un nuovo percorso verso l’unificazione politica …

Il sogno si è infranto sulla grande crisi e i cocci di quel sogno sono oramai sotto gli occhi di tutti.

Davanti a un momento di difficoltà si può reagire o con un aumento di spirito di solidarietà e condivisione che si sforzi di contrastare tutti insieme il momento problematico o con l’inasprimento delle difese individuali che permetta a chi può di continuare a galleggiare, a chi non può… pazienza!

Noi Europei abbiamo scelto la seconda opzione: una inaspettata dinamica involutiva in un crescendo di paure si è impadronita del popolo europeo!

Si è partiti con il rifiuto di fornire un paracadute europeo ai Paesi con un debito pubblico elevato, e fin qua l’argomentazione (che ricalcava la famosa favoletta di Fedro della cicala e della formica) poteva avere una sua “nobiltà pedagogica” (anche se alla luce dei fatti è lecito dubitare che fosse questa la motivazione vera) e siamo adesso arrivati a un’incredibile ripensamento della libera circolazione dei cittadini e a un ripristino delle frontiere che tradisce lo spirito di Shengen.

Il problema non sta per come la vedo io nei singoli provvedimenti, ma nell’atteggiamento di fondo che vi sta alla base.

L’Europa ha paura di essere quella per cui è nata!

Se ci riflettiamo, il fatto di rappresentare l’approdo per chi fugge da guerre e dittature è un grande riconoscimento di quello che rappresentiamo nel mondo: una grande area di libertà, democrazia e benessere!

Per questo siamo nati e nel momento in cui ci viene riconosciuto lo rinneghiamo?

Sia chiaro, ha un senso richiedere maggiori controlli, un filtro più selettivo; capisco anche la logica di chi dice “non possiamo accogliere tutti”, ma anche in questo caso l’opzione è duplice; se si vive di paure si ripristinano le frontiere, se si vive di fiducia ci si organizza per presidiare tutti insieme l’unica frontiera europea evitando di lasciare soli quei Paesi che vivono in prima battuta la pressione demografica.

Mi sembra palese verso cosa ci si è orientati …

Come se non bastasse la Gran Bretagna minaccia l’uscita dall’Europa e il suo leader ha anche promesso il referendum …

Il rischio molto concreto è che per tenere dentro tutti si annacqui ancora di più l’appartenenza europea tradendone l’ispirazione più di quanto è stato fatto finora.

L’Europa prima di tutto è una grande e affascinante idea il cui valore, come per tutte le idee, si misura sui prezzi che si è disposti a pagare per realizzarla …

Se come “idea” non ha “valore” l’Europa diventa solo un “mercato” e come tale perde ogni fascino anche per chi come noi l’ha vissuta come un mito.

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